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In Nomine Patris Et Filii Et Spiritus Sancti

In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti
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curiokhan0113 liked this · 2 years ago
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jamajia liked this · 2 years ago
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samuli66 liked this · 2 years ago
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molecoledigiorni liked this · 2 years ago
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venetianeli liked this · 2 years ago
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stillnessstories liked this · 2 years ago
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La nebbia si dipana lentamente
in lontananza volteggiano riflessi indistinti
il silenzio ha un sottofondo di fruscii sconosciuti
odori palustri, la pelle rabbrividisce
un guizzo nell' acqua riporta a un pensiero latente
anche lui avvolto dalle coltri della nebbia
sembra addormentato in un giaciglio arruffato.
Restare così
nel limbo di un sogno e
proteggere
l' essenza di sé stessi

Povero cucciolino
non avevi capito che questo non era il tuo lettuccio
È nato povero, dicono. Tra gli esclusi. Dimenticato.
A questo Natale ci arrivo attraversando i corridoi della Caritas. Porto ancora addosso l’odore nauseante della solitudine, il sapore amaro della miseria.
La povertà fa schifo e non sarà certo un Dio a renderla più dolce, meno drammatica di quanto non lo sia davvero.
La verità è che la fragilità di questo Dio mi interpella. Forte mi coglie la chiamata ad essere umano fino in fondo, prima ancora che divino fino in cima.
Mi guardo accanto. Non ha gote rosse e pelle morbida da accarezzare. È Dio. Senza veli. Venite, adoremus.
(R.P. giornalista, riflessioni del 25 dicembre 2022)

"Gianmaria Testa - Gli amanti di Roma"
Sui ponti di Roma...( e di tutte le città)...
un altro piccolo gioiello che non conoscevo, una ballata che ricorda il valzer, ma non è, la chitarra introduce semplici frasi, l' organetto diatonico dialoga con poche note ricamate sul pianoforte,
quel finale fischiettato dolcemente ricorda la leggerezza di serate effimere, buie strade acciottolate, percorse nelle calde sere dagli amanti
di Roma e di tutte le città.
23 dicembre
Non sono quasi mai riuscita a dare un senso profondo alle festività natalizie.
È successo una sola volta, secoli fa, quando insieme alla compagnia teatrale amatoriale "Il teatro del Penduto", trascorsi la serata dell' antivigilia insieme ai pochi ricoverati dell' ex manicomio di Collegno. Persone senza una casa, ma soprattutto senza una famiglia disposta a non permettere l'umiliazione di un abbandono, la sofferenza della solitudine, il futuro senza spiragli di luce.
Li allietammo suonando, io con la tastiera di Roberto e lui con la chitarra. Roberto cantava, il resto della compagnia invitava gli ospiti a danzare il valzer. Passi strascicati e lenti, timidi sorrisi e occhi lucidi. Qualcuno seduto raccontava la propria vita, qualcuno perfettamente sano di mente era entrato in quel posto per curare una semplice depressione e non ne era più uscito.
Mille storie diverse, ognuna uno spaccato di vita vera. Alla fine lo spumante e il brindisi.
Ripenso ogni anno a quel 23 dicembre, ripenso alla gioia che avevo provato vedendo gli ospiti felici. E ora ripenso a Roberto che non c' è più, o meglio, grazie a un carissimo Amico ho scoperto il giardino in cui si trova.
Si chiama "Il roseto" , forse perché in primavera si riempie di rose, forse.
