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Non pubblicheremo mai delle schifezze, perché sappiamo che la gente le comprerà.- Paul Mccartney

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4 years ago
Dead Poets Society (1989), Dir. Peter Weir
Dead Poets Society (1989), Dir. Peter Weir
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Dead Poets Society (1989), Dir. Peter Weir
Dead Poets Society (1989), Dir. Peter Weir
Dead Poets Society (1989), Dir. Peter Weir
Dead Poets Society (1989), Dir. Peter Weir
Dead Poets Society (1989), Dir. Peter Weir

Dead Poets Society (1989), dir. Peter Weir

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4 years ago
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 Jennifer Connelly (Phenomena 1985)

Jennifer Connelly (Phenomena 1985)

Dario Argento

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Sergio Leone

Sergio Leone

(C’era una volta in America 1984) 🎥🎞

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Feel Good Inc || Gorillaz ft De La Soul

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BATMAN RETURNS - 1992
BATMAN RETURNS - 1992
BATMAN RETURNS - 1992

BATMAN RETURNS - 1992

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4 years ago
Only One Is A Wanderer. Two Together Are Always Going Somewhere.
Only One Is A Wanderer. Two Together Are Always Going Somewhere.
Only One Is A Wanderer. Two Together Are Always Going Somewhere.
Only One Is A Wanderer. Two Together Are Always Going Somewhere.
Only One Is A Wanderer. Two Together Are Always Going Somewhere.
Only One Is A Wanderer. Two Together Are Always Going Somewhere.
Only One Is A Wanderer. Two Together Are Always Going Somewhere.
Only One Is A Wanderer. Two Together Are Always Going Somewhere.

Only one is a wanderer. Two together are always going somewhere.

Vertigo (1958) dir. Alfred Hitchcock

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Kate Moss With Gameboy, 1992

Kate Moss with Gameboy, 1992

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4 years ago
Storia Di Musica #128 - King Crimson - In The Court Of The Crimson King, 1969

Storia Di Musica #128 - King Crimson - In The Court Of The Crimson King, 1969

13 Gennaio 1969. In uno dei sotterranei del Fulham Palace Cafè, sta suonando una band. Ma non è una band qualsiasi, perché di lì a pochi mesi la loro musica esploderà come una supernova, divenendo di fatto in pochi mesi una delle formazioni principe del rock inglese. In quel sotterraneo suonavano Robert Fripp (chitarra), Greg Lake (basso e voce), Mike Giles (batteria) Ian McDonald (tastiere e fiati) a cui si deve aggiungere un paroliere, Peter Sinfield. Qualche tempo prima Fripp e Giles suonavano già insieme, con il fratello di Mike, Pete, nel trio Giles Giles & Fripp. McDonald subentra di lì a poco, portando la fidanzata Judy Dyble, ex Fairport Convention, come vocalist (ma si lasciarono dopo pochi mesi)  ma soprattutto l'artista Peter Sinfield, col quale già scriveva canzoni. Quella sera del 13 gennaio la band ha già preso un nuovo nome: King Crimson, inventato da Sinfield come nuova versione di Belzebù, il principe dei demoni. Secondo molti era un omaggio a Federico II di Svevia, lo stupor mundi, a cui il soprannome di Re Cremisi fu affibbiato dalla Chiesa in quanto considerato l’Anticristo. La svolta avvenne qualche mese più tardi, quando i King Crimson suonarono al leggendario concerto di Hyde Park voluto dai Rolling Stones come commemorazione dell’appena scomparso Brian Jones: suonarono come uno dei gruppi di apertura per oltre 500000 persone nel luglio del 1969 . Appena poche settimane prima erano iniziate le registrazioni del loro disco d’esordio, che partì con la supervisione del noto produttore Tony Clarke ma che alla fine la band accantonò per prodursi il disco da sola. Il 10 ottobre del 1969 è pronto nei negozi il loro esordio, In The Court Of The Crimson King: l’album è devastante per due motivi, uno visivo, per la iconica, leggendaria copertina di Barry Godber, di cui scriverò dopo; e poi per la musica, che cambia le coordinate del rock, divenendo il primo (e forse insuperato) capolavoro del progressive. In The Court Of the Crimson King è un memorabile, dolente e inquietante manifesto, un disco che esplora le contraddizioni del tempo in una musica aggressiva, visionaria, maestosa, poetica che per la prima volta si estende oltre i limiti del rock del periodo, prendendo dal jazz, dalla melodia e per la prima volta si discosta dai canoni del rock blues imperante. La partenza con 21st Century Schizoid Man è già leggenda, con la voce distorta di Lake, le schitarrate di Fripp (con leggendario assolo) e gli innesti di sax di McDonald, in una canzone incubo sulla miseria dell’uomo moderno (Nulla di ciò che ha gli serve realmente\Uomo schizoide del ventunesimo secolo sentenzia l’ultimo verso) e sulla guerra del Vietnam; poi si passa alla dolcezza di I Talk To The Wind, in un continuo ondeggiare tra un passato glorioso, inteso proprio in senso storico, e un presente oscuro e drammatico; infatti la canzone è una ballata bucolica dove la voce di Lake è cullata dal flauto di McDonald in un momento che sembra solo uno spiraglio di luce nel buio. Perchè dopo arriva un altro capolavoro: i tamburi e l’intro di Epitaph danno i brividi, per un brano che è una riflessione terribile sul destino dell’uomo nell’era nucleare, tra paura e sconforto, celebre per il pessimismo che esprime (La conoscenza è un amico mortale\Quando nessuno fissa le regole\Il destino dell'intera umanità, per quel che vedo\È nelle mani degli idioti) e contiene due intermezzi strumentali che si intitolano March For No Reason e Tomorrow and Tomorrow. Moochild è la parte free form del capolavoro, 12 minuti di improvvisazione di chiaro stampo jazz, con intermezzi famosi strumentali, poche parti cantate e soprattutto l’apoetosi del mellotron, che è presente in tutto il disco, ma qui raggiunge l’apice di utilizzo e potenza. La chiusura non può essere da meno: The Court Of The Crimson King è una suite da pelle d’oca, piena prova della grandezza strumentale e creativa del gruppo, un viaggio nelle stanze del Re, nella sua magia, nella sua visionarietà. Rimane da dire sulla copertina, divenuta una delle icone del ‘900. Godber non era un grafico di professione, faceva il programmatore di computer, che nel 1969 era un mestiere da fantascienza. Sentendo e leggendo le prime idee sul Schizoid Man, decise di disegnare quella paranoia, ispirandosi a L’Urlo di Munch. I colori saturi e psichedelici fecero il resto, sul retro il disegno ambiguo del Re Cremisi che invita ad andarlo a trovare; lo sguardo è quasi stanco, ma il sorriso mostra dei canini vampireschi che non sono proprio amichevoli. Tra l’altro Godber morì per una rara malattia cardiaca mai diagnosticata qualche mese dopo l’uscita del disco, senza poter mai vivere il successo del suo lavoro. All’epoca della sua uscita fu accolto con sentimenti contrastanti e una parte della critica non lo capì affatto. Con gli anni, e la fortuna del progressive, si capì la forza rivoluzionaria di uno dei dischi più importanti del secolo scorso, per la forza pionieristica, per la potenza sonora e immaginifica. Dopo questo disco, McDonald e Giles se ne vanno, prima intraprendendo una carriera come duo poi McDonald diventerà ricco e famoso con i Foreigner. Lake rimane a mezzo servizio nel successivo In The Wake Of Poseidon (1970), dove già emerge maggiormente la guida di Fripp, ma lascerà anche lui per unirsi a Keith Emerson e Greg Palmer per il leggendario trio prog Emerson Lake & Palmer. Fripp continuerà da solo a sondare il suo amato jazz per i King Crimson, ma quella è un’altra storia, riflessi di quella supernova scoppiata un giorno dell’ottobre del 1969.

sottomarinogiallo
4 years ago
Storia Di Musica #131 - John Martyn, Solid Air, 1973

Storia Di Musica #131 - John Martyn, Solid Air, 1973

I dischi di Agosto, in controtendenza con l’esuberanza di questo mese, li ho pensati come un viaggio nelle meraviglie acustiche, dischi suonati e registrati in prevalenza con strumenti non elettrici. E iniziamo da una voce, fumosa ma vellutata, ammaliante, parte dolce e finisce in esplosioni di toni e “gusti” che non possono lasciare indifferenti, proprio come un whisky torbato, bevanda con la quale John Martyn condivide i natali. Scozzese di Glasgow, si appassiona alla chitarra folk grazie a studi con il revivalista Hamisch Imlach divenendo un esecutore di fingerpicking (come dimostra il suo primo disco, per la neonata etichetta Island di Chris Blackwell, London Conversation). Nel 1968  la seconda prova discografica nel più convincente The Tumbler, che ha accenti quasi proto-progressive, ma pesca anche nel blues e nel folk americano (l’album fu prodotto da Al Steward, l’autore di The Year Of The Cat). Martyn conosce una giovane cantautrice, Beverly Kutner, che sposa dopo pochi mesi di fidanzamento. Nel 1970 la Island pubblica Stormbringer, dove la coppia sciorina le passioni comuni: registrato a Woodstock negli Stati Uniti, con l’innesto di strumenti elettrici e costruzioni musicali tipiche del rock, con Levon Helm della The Band alla batteria, l’album è molto più energico e convincente. Siccome il successo è maggiore che in passato,  l’esperimento si ripete con The Road To Ruin, con l’aggiunta di sax, fiati, stile r’n’b, e con questo disco inizia la collaborazione con Danny Thompson, contrabbassista dei fenomenali Pentangle e Martyn scopre le meraviglie dell’Echoplex, che regalerà alla sua chitarra quel tocco personale e che lo renderà riconoscibile. Martyn però si sente un po’ tradito dal tocco troppo americano del disco, e decide di tornare a Londra, dove registra il suo primo capolavoro. Bless The Weather (1971) disegna i contorni della sua magica musica: la chitarra come guida, innesti di bossa nova, atmosfere eteree ma tanto significative in pezzi stupendi come Bless The Weather, Head And Heart, Let The Good Things Come e le splendide Glistening Glynebourne con l’echoplex e una toccante e brevissima ripresa di Singin’ In The Rain. Martyn è autore non di successo ma di culto, ed è pronto per la pietra miliare: Solid Air esce nel 1973 e sin dalla copertina con foto strioscopica per verificare “il peso” dell’aria è un gioiello. Tutto è più focalizzato e Martyn esplora tutte le sue passioni. Con una squadra strumentale fenomenale (Richard Thompson al mandolino, Danny Thompson al contrabbasso, altri membri dei grandi gruppi folk rock inglesi del periodo) Martyn veleggia con l’ipnotica e stupenda Don’t Want To Know, la delicata May You Never, il folk di Over The Hill, la chitarra diabolica dei blues The Easy Blues e Dreams By The Sea, The Man In The Station e la ripresa rock psichedelica del classico di Skip Spence Devil Got My Woman che qui viene ribattezzata I’d Rather Be The Devil. Ma il pezzo forte è la Solid Air di apertura, una delle canzoni del secolo. Dedicata all’amico Nick Drake, e divenuta sinistramente profetica dato che il tormentato cantautore morì di depressione proprio per il peso delle sue frustrazioni (da cui la stupenda metafora dell’ ”aria pesante”), la canzone è una delizia che attrae con l’equilibrio perfetto, con il sax di Tony Coe, tocchi vellutati di vibrafono (di Tristan Fry) e la voce, sibilante, strascicata e colorata da fumo e alcool di Martyn. È il suo più grande successo, che cerca di ripetere con Inside Out, che si apre alla musica celtica, ai raga indiani e anche a qualche variazione funk. Diventa papà e scrive il solare Sunday’s Child, seguito da uno stupendo Live At Leeds (entrambi 1975).  È uno dei primi a cercare le contaminazioni del reggae grazie a Lee Scrateh Perry, con il bellissimo One World, dove collabora con Eric Clapton, che riconoscerà la sua bravura ed influenza rifacendo May You Never nel suo Slowhand (1977). Poi il matrimonio fallito con Beverly lo distrugge, portandolo all’alcolismo. Lo aiuta Phil Collins, nei dischi Grace And Danger e Glorious Fool. Da qui in poi un decennio decisamente sottotono, con una ripresa in stile elettronico negli anni ‘90 che lo levano dall’ombra. Un incidente lo relega sulla sedia a rotelle, ma non gli impedisce una ottima vita concertistica, con collaborazioni particolari. Muore per una crisi respiratoria nel 2009, scoprendo quanto pesante possa essere quell’aria che quando cantava era leggiadra e sofisticata.

sottomarinogiallo
4 years ago
Storia Di Musica #133 - Nirvana, MTV Unplugged In New York, 1994

Storia Di Musica #133 - Nirvana, MTV Unplugged In New York, 1994

Quando uscì questo disco, il 1° Novembre del 1994, Kurt Cobain, leader dei NIrvana, è morto da quasi 7 mesi. Suicida. L’esibizione per la fortunata serie Unplugged di MTV era addirittura avvenuta un anno prima, il 18 novembre del 1993 presso i Sony Studios di New York. Sebbene la registrazione video del programma fosse messa in programmazione settimanale dal Network dalla settimana della sua morte (aprile 1994), il disco doveva essere la perla di un cofanetto live in ricordo del cantante suicida, ma Kris Novoselic e Dave Grohl, gli altri due alfieri del gruppo, non avevano le forze mentali per scegliere, visionare e cercare material sufficiente. Quindi la DCG, la loro casa discografica, pubblicò questa esibizione, dal titolo MTV Unplugged In New York con la produzione del famoso produttore Scott Linn, che produsse anche lo show per MTV. Ho iniziato da qui perchè questo disco, che probabilmente sarebbe stato già bellissimo senza quello che successe a Cobain, è diventato uno degli album del decennio ’90, meravigliosa, e inaspettata, prova di delicatezza da coloro che erano arrivati per fare a pezzi la musica rock. Nel Novembre 1993 Cobain non è che stesse benissimo, anzi attraversava un periodo difficilissimo, di abusi e paranoie: alle prove un giorno non si presentò nemmeno, e sia il resto della band che i produttori avevano davvero paura che non si presentasse nemmeno all’evento da registrare. Inoltre Cobain impose una scaletta molto particolare, sia per le scelte di brani propri, sia delle cover, che non convinceva affatto i produttori di MTV. Al trio si aggiunsero Pat Smear, che suonava la chitarra nei The Germs (e poi si unì ai Foo Fighters di Grohl) e il violoncello Lori Goldston. In tre brani, suonano anche Cris e Curt Kirkwood, dei Meat Puppets, band amatissima da Cobain, che scelse tre brani dal loro album culto, Meat Puppets II, come cover. Con queste premesse, Cobain inaspettatamente si presenta con un maglione extralarge (battuto all’asta per beneficenza durante la clausura per il Covid ad un prezzo folle) e regala una delle sue perfomance più emozionanti, profonde e sconvolgenti. La forza e l’irriverenza dei Nirvana viene mitigata dal suono acustico e da una performance canora da brividi, indimenticabile. Si parte con About A Girl, dal loro esordio Bleach, canzone dedicata da Cobain alla sua fidanzata di allora, Tracy Marader. Si passa poi ad uno dei loro inni, Come As You Are, che acquista tutto un altro significato nel testo dopo quello che successe (il famoso passo dei testi che dice “And I swear that I don’t have a gun”). Poi due cover, spiazzanti: Jesus Don’t Want Me For A Sunbeam è un brano dei The Vaselines che fa il verso ad una canzone di chiesa I’ll Be Your Sunbeam. Poi il primo gioiello: la cover di The Man Who Sold The World è da brividi, emozionò lo stesso David Bowie che la scrisse nel 1970 per l’album omonimo. Poi Cobain da solo spoglia della forza elettrica del brano (dal loro ultimo disco più sperimentale, In Utero, del 1993) Pennyroyal Tea, una sinistra filastrocca che prende spunto dal fatto che durante il periodo Vittoriano il tè alla menta romana (la pennyroyal del titolo) avesse poteri abortivi. Dumb, ondeggiante porta ad una parte centrale potentissima per emozioni: Polly, On a Plain e soprattutto Something In The Way, sono desolanti quadri di malessere urbano, asocialità e problemi (tutti e tre pilastri di Nevermind, il disco che li fece famosi). Poi le tre cover dei Meat Puppets, Plateau, Oh, Me e Lake of Fire, che non erano proprio le canzoni che passavano nelle rotazioni dei video di MTV (si dice che un produttore disse a Novoselic e Grohl “ma non può cantare una canzone dei Pearl Jam?”). L’album si chiude con due perle, All Apologies da In Utero e una canzone che nessuno si aspettava: Where Did You Sleep Last Night?, classico blues conosciuto anche come In The Pines,  portato al successo tra gli altri dal mitico Leadbelly, fu fatta conoscere ai Nirvana da quell’altro genietto folle di Mark Lanegan, leader all’epoca degli Screaming Trees: Cobain forse era nello spirito giusto per suonare il blues, perchè lo fa in maniera indimenticabile, con quell’ultimo verso urlato che strappa l’atmosfera. Rimane un disco leggendario, in parte per quello che ha intorno, tra cui la storia della band, il mito di Cobain, lo stesso mito estetico creato da MTV, il primo con questa potenza mediatica, e per quello che dentro, cioè canzoni strepitose, che cambiano anima in questa forma acustica, lenta e da brividi.

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4 years ago

LeT’S DaNCe

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4 years ago
Asia - Heat Of The Moment (1982)

Asia - Heat of the Moment (1982)

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4 years ago
Marilyn Monroe On The Set Of The Misfits (1960)
Marilyn Monroe On The Set Of The Misfits (1960)

Marilyn Monroe on the set of The Misfits (1960)

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4 years ago
I Think That Were All In Our Private Traps, Clamped In Them And None Of Us Can Ever Get Out. We Scratch
I Think That Were All In Our Private Traps, Clamped In Them And None Of Us Can Ever Get Out. We Scratch
I Think That Were All In Our Private Traps, Clamped In Them And None Of Us Can Ever Get Out. We Scratch
I Think That Were All In Our Private Traps, Clamped In Them And None Of Us Can Ever Get Out. We Scratch
I Think That Were All In Our Private Traps, Clamped In Them And None Of Us Can Ever Get Out. We Scratch
I Think That Were All In Our Private Traps, Clamped In Them And None Of Us Can Ever Get Out. We Scratch

I think that we’re all in our private traps, clamped in them and none of us can ever get out. We scratch and claw but only at the air, only at each other. And for all of it, we never budge an inch.

PSYCHO (1960) dir. Alfred Hitchcock

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4 years ago
Il Rock And Roll Sta Diventando Avidit Nascosta Sotto Forma Di Intrattenimento, Proprio Esattamente Come

Il Rock and Roll sta diventando avidità nascosta sotto forma di intrattenimento, proprio esattamente come la guerra è diventata avidità nascosta sotto forma di politica

- Roger Waters

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4 years ago
Kuala LumpurMalaysia, 1990
Kuala LumpurMalaysia, 1990
Kuala LumpurMalaysia, 1990

Kuala Lumpur Malaysia, 1990

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4 years ago
Marilyn Monroe Photographed In Korea, 1954.

Marilyn Monroe photographed in Korea, 1954.

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4 years ago

se mi interessa qualcuno mentalmente non mi interessa più nessuno fisicamente

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4 years ago

Le vere stelle le abbiamo sulla Terra...

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4 years ago

Ricordo ancora tutti e tre gli indizi del gigante...

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4 years ago
Solo La Musica Sar Capace Di Illuminare I Nostri Sguardi

Solo la musica sarà capace di illuminare i nostri sguardi

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𝚃𝚎𝚎𝚗𝚊𝚐𝚎𝚛𝚜 𝚊𝚍 𝚞𝚗 𝚌𝚘𝚗𝚌𝚎𝚛𝚝𝚘 𝚍𝚎𝚒 𝚁𝚘𝚕𝚕𝚒𝚗𝚐 𝚂𝚝𝚘𝚗𝚎𝚜 𝚗𝚎𝚐𝚕𝚒 𝚊𝚗𝚗𝚒 ’𝟽𝟶


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