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3 years ago

Canzonette mortali

Io che ho sempre adorato le spoglie del futuro

e solo del futuro, di nient’altro

ho qualche volta nostalgia

ricordo adesso con spavento

quando alle mie carezze smetterai di bagnarti,

quando dal mio piacere

sarai divisa e forse per bellezza

d’essere tanto amata o per dolcezza

d’avermi amato

farai finta lo stesso di godere.

Le volte che è con furia

che nel tuo ventre cerco la mia gioia

è perché, amore, so che più di tanto

non avrà tempo il tempo

di scorrere equamente per noi due

e che solo in un sogno o dalla corsa

del tempo buttandomi giù prima

posso fare che un giorno tu non voglia

da un altro amore credere l’amore.

Un giorno o l’altro ti lascio, un giorno

dopo l’altro ti lascio, anima mia.

Per gelosia di vecchio, per paura

di perderti – o perché

avrò smesso di vivere, soltanto.

Però sto fermo, intanto,

come sta fermo un ramo

su cui sta fermo un passero, m’incanto…

Non questa volta, non ancora.

Quando ci scivoliamo dalle braccia

è solo per cercare un altro abbraccio,

quello del sonno, della calma – e c’è

come fosse per sempre

da pensare al riposo della spalla,

da aver riguardo per i tuoi capelli.

Meglio che tu non sappia

con che preghiere m’addormento, quali

parole borbottando

nel quarto muto della gola

per non farmi squartare un’altra volta

dall’avido sonno indovino.

Il cuore che non dorme

dice al cuore che dorme: Abbi paura.

Ma io non sono il mio cuore, non ascolto

né do la sorte, so bene che mancarti,

non perderti, era l’ultima sventura.

Ti muovi nel sonno. Non girarti,

non vedermi vicino e senza luce!

Occhio per occhio, parola per parola,

sto ripassando la parte della vita.

Penso se avrò il coraggio

di tacere, sorridere, guardarti

che mi guardi morire.

Solo questo domando: esserti sempre,

per quanto tu mi sei cara, leggero.

Ti giri nel sonno, in un sogno, a poca luce.

1982-1983


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