Horacio Oliveira - Tumblr Posts
Il disordine trionfava e correva per le stanze con i capelli pendenti in sudice ciocche, gli occhi di vetro, le mani piene di mazzi di carte che non combinano, messaggi in cui mancavano le firme e le intestazioni, e sui tavoli si freddavano piatti di minestra, il pavimento era ingombro di calzoni buttati là, di mele marce, di bende macchiate. E tutto quello all’improvviso cresceva ed era una musica atroce, era più che il silenzio felpato delle case in ordine dei suoi genitori ineccepibili, in mezzo alla confusione in cui il passato era incapace di trovare un bottone di camicia e il presente si radeva con pezzi di vetro in mancanza di un rasoio sotterrato in qualche vaso di fiori, in mezzo a un tempo che si apriva come una banderuola a qualsiasi vento, un uomo respirava fino a non poterne più, si sentiva vivere fino al delirio nell’atto stesso in cui contemplava la confusione che lo attorniava e si domandava se qualcosa di tutto quello aveva senso. Ogni disordine si giustificava se tendeva ad uscire da se stesso, a traverso la pazzia si poteva forse arrivare a una ragione che non fosse quella ragione la cui fallanza è pazzia. «Andare dal disordine all’ordine, — pensò Oliveira. — Sì, ma quale ordine può essere quello che non sembri il più nefando, il più terribile, il più insanabile fra tutti i disordini? L’ordine degli dei si chiama ciclone o leucemia, l’ordine del poeta si chiama antimateria, spazio duro, fiori di labbra tremanti, davvero che sbornia ho, mamma mia, è bene andare a letto subito».
julio cortazar, rayuela