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They Are Ready For The Movie!
They are ready for the movie!
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Kidge headcanon n.11
One day, after getting married, Keith decided to do a prank to Pidge. Since none wanted cooking, they ordered pizza and when it arrives, Pidge thought it was her pizza with cheese.
There was pinapple on it.
Needless to say Keith sleeped on the couch that night.
Keith and Pidge are in her room playing fnaf.
Keith, scared: "Oh my God... It's 5 am, maybe I can do this.."
Pidge: "Keith! Focus, you can't die now this is your last night!"
Keith: "Wait... what is this sound?"
Puppet:*Jumpscare*
Keith:"AAHHHHHH! OH MYYYY GAAAAAAAAAAAD!
Pidge: *Isterical laugh*
I can't now I'm obsessed with this.
Team Voltron Heroes; Capitolo 1
La caduta degli eroi
Gotham City, Anno 2134
Gotham SuperNews.  Servizio di Nadia Rizavi.Â
Un nuovo nemico a Gotham?! Â
Durante il giorno può sembrare una città normale: grattaceli in vetro che tolgono il fiato, strade affollate piene di gente sorridente, negozi di costosi souvenir di supereroi muscolosi, ristoranti di ogni tipo in ogni quartiere. Ma è durante la notte che il sogno inizia a diventare un incubo. Dopo il tramonto, la città viene coperta da un manto nero e oscuro. Uscire di casa è come un suicidio, tornare a casa vivi e salvi quasi una missione impossibili.
Quando il sole cala, Gotham si riempie di trafficanti di droga e essere umani, spacciatori, assassini, psicopatici con un coltello, boss del crimine con i loro scagnozzi, terroristi con la mitraglia. Ma da ogni incubo prima o poi bisogna svegliarsi; e come la sveglia la mattina presto ci riporta alla realtĂ svegliandoci da un sogno orribile, anche a Gotham esiste uno spiraglio di speranza: coloro che durante la notte, nascosti dietro una maschera, aiutano i piĂą deboli seguendo le leggi della giustizia.
Le persone hanno iniziato a chiamarli eroi, e poi si accorsero che non erano solo eroi, ma grandi eroi, supereroi. Hanno protetto Gotham durante la notte per molto tempo senza lasciarla sprofondare nel caos e nella notte. Sono simbolo di speranza e ispirazione per grandi e piccoli mentre ricoprono la cittĂ da uno scudo indistruttibile.
Ora, per la prima volta dopo anni, supereroi di tutto il mondo si incontreranno nuovamente qui a Gotham. La città è in panico: una nuova minaccia è in arrivo? Un nuovo nemico a Gotham così potente da dover richiedere tutti i supereroi del mondo? La polizia non riesce a dare spiegazioni o non vuole? Dobbiamo preoccuparci per la città e le nostre vite?
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“Sono solo un sacco di cazzate”: Keith brontolò, buttando il giornale sul tavolino in vetro del salotto di Bruce Wayne. L’impatto violento rimbombò attraverso la lastra in vetro del tavolino da caffè, facendo tremare il whisky nei piccoli bicchierini ricchi di decorazioni e particolari. Si massaggiò la fronte, accasciandosi con foga nel comodo divanetto verdastro, infastidito dai giornali che accarezzavano la stessa tematica da giorni in prima pagina. I supereroi di tutto il mondo si stavano riunendo a Gotham, e allora? L’unica cosa che sicuramente non volevano era scatenare il panico tra la gente, e Rizavi riusciva sempre a essere un passo avanti a loro. L’ossessiva giornalista era sempre col fiato sul collo a Bruce e alla polizia, indagando su nuovi scoop eccelsi tra Batman e Wonder Woman, i gossip sui Titans o eventuali teorie su nuovi supercattivi che la gente prendeva alla lettera. Il problema era che lei lavorava per la polizia, fungendo da comunicatore tra polizia, supereroi e popolo, ma ignorava completamente le regole che le avevano imposto e non migliorava il fatto che si fosse segretamente alleata con il giornalista televisivo Ryan Kinkade, in questo modo avevano il telegiornale e i giornali modificati a loro piacimento.
“Iverson o Sanda non posso semplicemente licenziarli entrambi?”: brontolò l’uomo, scuotendo in pressione la testa e guardando nuovamente la prima pagina del giornale piegato.
“Nadia e Ryan sono giornalisti troppo di successo tra le gente, questo non li fermerà …”: rispose Takashi, sedendosi accanto a lui sul divanetto e bevendo il whisky dal bicchierino tutto d’un sorso:” Sono solo dei ragazzi che amano i supereroi e si divertono, sai, come te lo eri con la formula 1…”
“Hai detto giusto, lo ero. Adesso sono cresciuto, Takashi, non sono più un adolescente”: grugnì lui, incrociando le braccia al petto, scuotendo nuovamente la testa e ripensando ai tempi in cui suo padre era ancora in vita, in cui esultava ogni volta che lui sfrecciava vittorioso sul traguardo sollevando un enorme trofeo o stappando una bottiglia di costoso champagne mentre lo prendeva in braccio o lo faceva salire sul podio con lui. Ma allora era solo un bambino, un marmocchio. Keith era cresciuto, era diventato un adulto e così dovevano anche fare gli altri.
“Io non capisco, davvero”: continuò lui, brontolando e alzandosi dal divanetto, camminando intorno al salotto in stile classico e vecchio, pieno di mobili, oggetti e arredi antiquati e costosi:” E’ così difficile per loro dire in giro che Bruce ha offerto a tutti i supereroi del mondo un bicchiere di vino e che quindi saranno a Gotham solo per una stupida cena?!”
“Vuoi davvero la mia risposta?”: Takashi alzò un sopracciglio, versandosi dell’altro whisky nel bicchiere e sedendosi comodamente, appoggiando la schiena al morbido schienale. Nel suo tono c’era un po’ di ironia, quella stessa ironia che lo seguiva sempre.
“No, voglio solo capire il motivo per cui mettono sempre nel panico la gente…”: lui scosse la testa, passeggiando fino a una finestrella che dava sulla grande città . Grattaceli alti che coprivano il tramonto occupavano il paesaggio e nascondevano gli edifici più piccoli. Keith fece un sorrisetto, ridacchiando un po’ tra sé e sé.
“E’ quasi il tramonto, sai cosa vuol dire questo, Shiro?”: lui sogghignò, girandosi verso l’uomo più anziano, che quasi si strozzò con il whisky.
“Ne abbiamo già parlato, Keith”: lui scosse la testa, guardandosi la protesi robotica in acciaio e titanio:” Ho smesso di essere Shiro tanto tempo fa…”
“Ma non ti senti… arrabbiato?”: lui strinse i pugni:” Non ti senti arrabbiato di aver perso qualcuno, sapendo che la causa di tutto è ancora là fuori?”
“Se vuoi sapere la mia opinione, no.”: ha risposto, alzandosi dal divanetto mettendo le mani dietro la schiena e guardando l’enorme quadro di Bruce sopra il camino:” La pazienza produce concentrazione, Keith, non devi seguire Sendak in capo al mondo. Lui uccide, Keith. Lui può toglierti tutto e farti molto male.”
“Sono diventato Zarkon solo per vendicare mio padre; sei stato tu a farmi diventare un supereroe”: lui strinse i pugni, sistemandosi i guanti in pelle e prendendo la sua giacca dalle spalline del divano, dirigendosi con foga verso la porta.
“Keith”: la voce ferma e autoritaria di Takashi lo fece fermare sull’uscio, una mano sulla parete fredda e ruvida:” Lo dico solo per il tuo bene”
“Lo so, Takashi…”: lui sospirò, appoggiando la fronte sul dorso della mano:” Ma la città ha bisogno di me, e anche di te”
“I cittadini di Gotham hanno troppa fiducia su noi supereroi”: lui continuò, continuando a guardare il quadro e avvicinandosi a Keith:” E noi abbiamo troppa fiducia su noi stessi. Succederà solo quando finalmente inizierai a trovare una squadra.”
“Lo ripeti sempre”: lui ridacchiò leggermente, girandosi verso di lui:” Ma Zarkon lavora da solo”
“Devi solo aspettare, a volte ti ritroverai qualcuno quando meno te lo aspetti”: lui sorrise:” E’ così che ho incontrato Adam…”
“Ci risiamo…”: lui alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa abbastanza divertito, guardando nuovamente la finestra e lasciando un’occhiata a Takashi.
“Devi andare, lo so…”: lui annuì, mettendosi le mani in tasta:” Stai attento là fuori, e sopravvivi anche stanotte…”
“Come tutte le notti del resto…”: Keith canticchiò, girandosi nuovamente.
“Keith”: l’uomo lo fermò di nuovo:” Stai attento stanotte, in particolare. La riunione degli eroi può essere un bersaglio.”
“Capito, signore”: lui annuì.
“E non cercare Sendak, c’è qualcosa di diverso stanotte… ho una cattiva sensazione…”: lui spiegò, guardandosi nuovamente la protesi:” Promettimelo, Keith.”
“Scusa, Takashi, ma Zarkon non fa promesse”: lui si morse il labbro, uscendo dalla stanza.
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L’aria di Gotham di notte è sempre fresca, abbastanza da dover indossare una giacchetta per passeggiare negli stretti e bui vicoli. Il profumo di gas e inquinamento era sempre presente, così come il normale suono delle sirene della polizia e le luci traballanti dei lampioni rotti.
Si potevano udire dei leggeri e veloci passi in un vicolo tra vecchi edifici abbandonati al centro della città , pieni di graffiti, immondizia e fumo. Un uomo incappucciato stava passeggiando, le mani nelle tasche mentre si guardava intorno per non essere seguito. La luna alta nel cielo illuminava lievemente il vicolo e, quando l’uomo svoltò a destra, un lampione illuminava una macchina parcheggiata vicino a un cassonetto dell’immondizia, un uomo altrettanto incappucciato appoggiato comodamente a esso.
Alla vista dell’arrivato, la figura si ricompose, spegnendo la sigaretta e buttandola senza troppi problemi nel cassonetto.
“Ce ne hai messo di tempo, Pronok”: disse, fermandosi poco prima del confine con la luce:” Ti hanno seguito?”
“Sono stato cauto…”: rispose l’altro:” Il pipistrello non è tanto veloce quando invecchia…”
Ridacchiò tra sé e sé, tirando fuori dalla tasca del cappotto un gruzzoletto di banconote.
“Bada a come parli. Tutti i supereroi del mondo si sono riuniti, aiuteranno sicuramente il pipistrello”: lo rimproverò, avvicinandosi alla macchina, aprendo la portiera e prendendo un sacchetto di carta con dentro della polverina bianca.
“Non volevo della farina, Haxus!”:Pronok esclamò, ringhiando all’uomo non appena gli porse il sacchetto che sembrava venisse da una panetteria:” Cos’è successo? Sendak si è messo a fare il pasticcere?”
Haxus tirò fuori un coltellino, avvicinandolo alla gola dell’altro, con aria minacciosa:” Gotham brulica di supereroi stanotte, non vorrai mettere il nostro capo nei guai! Questa è cocaina!”
“Mi scuso”: annuì, prendendo il sacchetto grugnendo:” Non voglio di certo mettere Sendak nei guai attirando l’attenzione…”
“Lo farai se continuerai a nominarlo!”: Haxus ripetè, rimettendosi le mani in tasca e dirigendosi verso la macchina. Il rumore di qualcosa di metallico li fece sobbalzare entrambi, guardando il cielo e prendendo delle pistole dalla cintura dei pantaloni.
“E’ il pipistrello?”: Pronok chiese, girando su se stesso e puntando la pistola in aria, sentendo dei passi veloci in tutte le parti, ma non riuscendo a indentificare niente nonostante il lampione.
“Guarda il cielo, idiota, vedi il batsegnale? Niente batsegnale niente Batman”: ridacchiò Haxus, mettendo via la pistola. Quando udì nuovamente un rumore metallico, come se si fosse appena sfoderata una spada, ritirò fuori la pistola e poi il lampione si spense improvvisamente. Qualche pezzo di vetro cadde a terra, mentre entrambi gli uomini puntavano le loro pistole dappertutto.
“Merda”: Pronok imprecò, girandosi improvvisamente quando sentì passi più lenti dietro di lui, il dito tremante stretto al grilletto, ma non vide nessuno. Da qualche parte dal tetto degli edifici che perimetravano il vicolo, cadde un piccolo oggetto con leggere fluo viola, l’impatto con il suolo, fece spigionare dal piccolo cilindro un fumo bianco che ricoprì tutto in pochi secondi.
“Chi va là ?”: Pronok esclamò, facendo cadere il sacchetto a terra per mirare meglio. Haxus ne approfittò, scattando in avanti e prendendolo, correndo subito dopo alla macchina, ansimando. Si fermò a pochi passi, quando una figura si lanciò dall’alto, atterrando in piedi proprio sopra l’auto parcheggiata. Nonostante il buio, si potevano riconoscere i spettinati capelli neri, il mantello viola scuro e l’armatura viola contornata da particolari oro, bianchi, rossi scuro e strisce neon viola e rosse sul petto.
“Zarkon!”: urlò, correndo fuori dal vicolo mentre l’altro uomo lo seguiva. Il supereroe sogghignò, saltando dall’auto al lampione, prendendo con la mano sinistra la spada che aveva usato per romperlo mentre con la destra ne sfoderava un’altra dalla schiena. I due uomini corsero fuori dalla stradina, correndo e ansimando per le strette vie del quartiere povero, sporco dove si trovavano. Quando voltarono angolo, prendendo una vietta che portava verso un quartiere più popolato di notte, si accorsero che la strada era bloccata da un grande contenitore di immondizia, piazzato orizzontalmente in modo da evitare il passaggio.
“No! No! No!”: esclamò Pronok, indietreggiando, andando poi a sbattere contro qualcosa. O qualcuno. Si accorse subito dell’errore, urlando e tornando indietro, vedendo l’uomo mascherato, ma prima che potesse fare qualche altro passo, Zarkon usò la spada, infliggendogli un taglio netto e profondo proprio sul petto. Pronok cadde a terra, tenendosi una mano sul petto mentre il sangue sgorgava dalla ferita profonda ma non letale. Haxus, nel mentre, nonostante lo spavento, aveva approfittato della distrazione del supereroe, scappando.
“Dov’è Sendak?”: Esclamò Zarkon, prendendolo per il colletto della giacca e agitandolo violentemente. L’uomo non rispose, lasciandosi scappare una leggera imprecazione di dolore mentre l’emorragia prendeva il sopravvento.
“Dov’è Sendak?”: Ripetè, dandogli uno schiaffo in faccia:” Dimmi dove si trova o ti faccio morire come un bastardo!”
“Fanculo…”: gnugnì, tossendo del sangue dalla bocca:” Non lo so…”
Lui ringhiò, tirandolo su per il colletto e facendolo sbattere contro il muro in pietra dandogli il colpo letale, esclamano dalla rabbia e disperazione, ansimando vedendo il corpo senza vita davanti a lui. Diede un pugno al muro dove c’era del sangue e poi un altro.
Zarkon non era un supereroe conosciuto da tutto il mondo, ma tutta Gotham sapeva che era tra tutti il piĂą vendicativo e, in un certo senso, peggiore. Tutti i cattivi sapevano quanto fosse emotivo, ma allo stesso tempo letale, soprattutto nei confronti del piĂą grande nemico di Gotham, Sendak, dopo la morte del Joker. Lui incuteva terrore, spaventava le proprie vittime, attaccava velocemente, ma allo stesso tempo le faceva soffrire infliggendo loro ferite grandi e profonde, ma capaci di lasciarli vivere per sentire il dolore.
“Keith, cerca di riprendere il controllo. Non andare a cercare Sendak.”: Takashi gli ordinò dal piccolo e invisibile auricolare. Lui si tirò indietro la frangetta, asciugandosi del sudore dalla fronte.
“L’altro è scappato.”: fece notare, infilando le spade nelle fodere sulla schiena, prendendo dalla cintura deli pantaloni un rampino che le condusse fino al tetto:” Devo solo trovarlo”
“Keith, fermati. Devi fidarti, Keith, torna a villa Wayne, ho una brutta sensazione”: ripetè, il tono leggermente preoccupato e allarmato. Lui alzò gli occhi al cielo
“Bruce ha lanciato il Batsegnale, tutti i supereroi si stanno radunando nella piazza della città e c’è qualcosa di grosso e imponente che si sta avvicinando dallo spazio”: lo avvertì nuovamente, ma alla prima frase i suoi occhi si aprirono.
“Scordatelo Takashi, potrebbero aver trovato dove si nasconde Sendak”: Keith sogghignò, camminando più velocemente, la sua mano pronta sull’auricolare.
“Keith, no-!”: Interruppe le comunicazioni con un semplice tocco, togliendosi l’auricolare e lasciandolo cadere a terra, pestandolo con un piede.
“Scusa Takashi”: disse, guardando l’auricolare distrutto, e iniziando a camminare sui tetti per raggiungere il più velocemente possibile la piazza della città . Per sua sfortuna, il tragitto era parecchio lungo, ma ce l’avrebbe fatta con un’andatura veloce e costante.
Tuttavia, doveva ammettere che Takashi aveva ragione. Guardando l’orizzonte, si poteva già scorgere il sole e il cielo aveva assunto un colore rossastro, e Sendak usciva solo quando c’era buio. Inoltre tutto ciò sembrava una trappola, ma se tutti i supereroi erano in pericolo, allora sarebbe stato lui a liberarli. Forse allora i cittadini di Gotham lo avrebbero riconosciuto come un supereroe degno di essere conosciuto per il suo altruismo, e non la mania vendicativa verso Sendak.
Si fermò all’improvviso, impallidendo quando vide, a pochi grattacieli di distanza, la piazza e, davanti, non molto in lontananza, un’enorme astronave che non sembrava di pianeta conosciuti. Sentì la gente urlare, mentre i cittadini scappavano urlando dalle loro case quando l’astronave nemica iniziò a sparare sulle strade e poi sulle abitazioni.
Zarkon, sudando e ansimando, si sbrigò ad arrivare, notando volare sopra gli edifici un elicottero della polizia e uno della televisione. Dio, Keith avrebbe tanto voluto uccidere Nadia per aver gufato l’attacco, ma non era il momento per pensare di due giornalisti da strapazzo.
Corse il più velocemente possibile, ricordando poi che c’erano anche gli altri supereroi e che la città era al sicuro. Quando si accorse che una piccola navicella nemica, probabilmente un caccia, stava girando attorno a lui, era troppo tardi. Iniziò a sparare, facendo cadere Keith dal tetto in un vicolo, ferendolo alla gamba, rimbalzando tra i muri in mattone fino a terra, battendo contro il cemento. Si rimise in piedi nonostante la gamba dolorante, sibilando per il dolore e zoppicando fino al muro, dove si appoggiò.
“Merda…”: grugnì, gemendo dal dolore, accasciandosi alla parete e sedendosi, ansimando toccandosi la gamba ferita. I suoi occhi si aprirono di scatto sentendo la pelle leggermente bruciacchiata e non la solita sensazione di avere del sangue su tutto il polpaccio. Guardò nuovamente il cielo che diventava man mano di una sfumatura d’azzurro, le urla e gli attacchi che non si placavano, ma andava tutto bene. Tutti i supereroi del mondo erano lì, alla piazza, pronti a combattere, e avrebbero vinto. Zarkon si può riposare un po’…
La gamba aveva smesso di fare male, cosa molto sorprendente, mentre sentiva sirene della polizia o ambulanza ovunque, la vista leggermente annebbiata. Keith scosse la testa, alzandosi in piedi, usando il rampino per arrampicarsi debolmente sul tetto degli edifici, capendo che effettivamente qualcosa non andava. Gli attacchi sembravano diminuire, eppure non c’era alcuna traccia di un altro supereroe professionista.
Capì il perché solo qualche minuto, il sole leggermente alto nel cielo, le astronavi nemiche che si allontanavano dalla città , ma atterravano abbastanza lontano dai confini, la piazza completamente distrutta, i corpi inceneriti di tutti i supereroi.
“No. No. No!”: esclamò Zarkon, correndo nonostante il fastidio al polpaccio verso i cadaveri, riconoscendo tutti i supereroi, uno per uno. Tutti morti. Persino Bruce. Persino Batman.
“Maledetti bastardi!”: urlò al cielo con tutta la voce che gli rimaneva verso l’astronave che atterrava lontano da Gotham. Sfoderò le spade affilate e già sporche di sangue, asciugandosi la frangetta bagnata, pronto a scattare.
Il suo sviluppato udito percepì un suono, debole e spezzato, provenire dal confine della piazza, vicino alle macerie degli edifici e dei negozi distrutti. I sopravvissuti e i feriti che riuscivano a camminare erano riusciti a scappare, e per un attimo pensò di aver sentito male. Ma quando quel richiamo, quello stesso identico richiamo, si ripeté, girò la testa, vedendo un uomo sulla trentina, capelli castani e occhi marroni, sdraiato a terra, ferito gravemente, allungare la mano in segno di aiuto.
E in quel momento, per la prima volta, si ritrovò davanti a due scelte: uccidere il colpevole di tutto, o aiutare un singolo individuo? La sua mente diceva di andare avanti, seguire l’astronave e uccidere tutti, insisteva continuamente, ma allora perché era ancora fermo?
Urlò dalla tensione, correndo verso la persona ferita con un ringhio, inginocchiandosi di fianco a lui, vedendolo lentamente perdere conoscenza. Â
Team Voltron Heroes
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Kidge headcanon n.12
For Pidge's wedding, Colleen forced her to grow her hair out for a bridal hairstyle. She obviously wasn't thrilled, but the big surprise came on the day of the wedding itself when she saw Keith with his hair cut.
In fact, without telling her, he had gone to Lance to have the long mullet cut, so that both he and she would not be completely happy.