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Siamo due pianeti che girano su due orbite parallele
Questa non è poesia, perché la poesia non so cosa sia, anche se è da tutta la vita che cerco di capirlo.
Questa non è poesia, perché la poesia è morta, almeno dalle mie parti, anche se qualche suo fantasma si aggira ancora, nelle pieghe di gesti antichi come oceani, che sopravvivono ancora oggi, nonostante l’essere umano fatichi a farlo
Questa non è poesia perché i fantasmi non si fanno intrappolare da versi nè da obiettivi di fotocamere
Questa non è poesia, è il riflesso scarno e smunto di ricordi di gesti antichi come l’essere umano e come le nuvole e le masse di idrogeno prima di lui, il riflesso freddo, pallido come sangue rappreso lungo i binari di una metropolitana dismessa.
Questa non è poesia e io non sono, se non il riflesso di quello che poesia non è
Quando ballo faccio ridere, ma con te ballerei anche senza musica
Filastrocche
Raccoglievi i pezzi di te sparsi sul pavimento, senza neanche più fare attenzione a non tagliarti. Mezzogiorno, la tua camera immersa nel buio e il caldo lancinante un sibilo acuto tra le meningi. Ogni tanto spuntava un ricordo, una cartolina dagli abissi, come quella foto di te al fiume mille estati fa. Eri tu? Eri lei? Ma non stavi più respirando
Ripetimi tutto, non serve che parli
Lascia che i nostri baci abbattano ogni muro, abbattano il mondo. Nessun confine tra me e te
A 20 consumati dalle paure, a 40 cosa faremo? “C’è tempo” tu dici, ti sdrai su un fianco e io mi domando cosa ci vedi nelle nuvole, mi domando dove sei, di cosa abbiamo paura.
L’acqua cadeva, una goccia alla volta, sugli occhi chiusi e trasformava i nostri sogni in film in bianco e nero. Non ci toccavamo, ma sentivo la tua presenza, come un tepore di gatto accovacciato sul petto. E dentro di me pregavo che quella tortura non finisse mai
Un giorno, due spalle, tutta una vita